sabato 23 ottobre 2010

UNA CAMPAGNA PER DIFENDERE I CRISTIANI NEL MONDO



UNA CAMPAGNA PER DIFENDERE I CRISTIANI NEL MONDO
Sono trascorsi millenovecentosettantasette anni da quando un uomo che si professava figlio di Dio è stato crocifisso a Gerusalemme.
Da quel giorno in poi, milioni di cristiani sono stati perseguitati e massacrati.
Si pensava che l’avanzare della civiltà, l’affermazione dei diritti umani, la globalizzazione e il progresso, potessero tener lontano dalle pagine della cronaca le immagini degli orrori delle crudeltà del ‘900 e delle offese alla dignità umana in nome di una presunta superiorità.
Quegli orrori, quelle intolleranze, quelle violenze non sono poi così lontane perché oggi circa 200 milioni di cristiani nel mondo sono perseguitati e subiscono violenze di una crudeltà inaudita.
Per questo vogliamo che dall’Italia, culla della
cristianità, possa partire un’unica e grande voce che vada a far cessare ogni violenza e intolleranza. Se necessario alzeremo la voce proprio come deve fare un Occidente conscio del suo ruolo e che non è più disposto a ripetere l’errore del passato di restare in silenzio o voltarsi dall’altra parte.

CRISTIANOFOBIA: LE CIFRE DEL NUOVO STERMINIO
Le vicende degli ultimi anni in particolare in India, hanno portato alla ribalta della cronaca mondiale tanti singoli episodi di intolleranza religiosa che spesso e volentieri si tramutano in veri e propri stermini.
La stessa Organizzazione delle Nazioni Unite ha coniato il termine ‘cristianofobia’ nel 2003 e lo ha associato ai concetti di islamofobia e di antisemitismo.
Secondo le stime dell’ONU sarebbero circa 200 milioni i cristiani nel mondo che stanno subendo
persecuzioni e violenze.
Dall’agosto del 2008 nell’Orissa, una zona dell’India, sta avvenendo un vero e proprio sterminio nei confronti dei cristiani. In meno di 6 mesi tra il 2007 e il 2008 vi sono state 93 vittime, la fuga di 50 mila profughi, alcuni dei quali una volta tornati a casa sono stati costretti alla conversione forzata all’induismo, la distruzione di 6500 case, 350 chiese e 45 scuole.
La barbarie della cristianofobia si manifesta anche in Nigeria dove a marzo di quest’anno circa 500 cristiani sono stati massacrati a colpi di macete da parte delle tribù nomadi musulmane.
Nel mondo di oggi e in particolare nel Vicino e Medio Oriente le religioni minoritarie rischiano l’estinzione.
In Libano i cristiani di tutte le confessioni stanno fuggendo in massa da un paese martoriato dagli attentati e da una permanente insicurezza.
In Egitto i copti che rappresentano il 10% della popolazione subiscono discriminazioni, minacce, aggressioni collettive e negli ultimi tre anni solo nella diocesi di Hagaza hanno subito tre incendi.
In Iran i seguaci della fede bahà’ì sono perseguitati, imprigionati e assassinati.
In Palestina gli arabi cristiani, che pure costituiscono parte integrante del popolo palestinese, sono oggi vittime dell’ostracismo e delle minacce dei fondamentalisti.
Più vicino a noi in Algeria, i cristiani sono costretti a subire discriminazioni inaccettabili.
La situazione più drammatica è quella dell’Iraq, dove i cristiani sono vittime di estorsioni, rapimenti, torture e omicidi. Le chiese sono incendiate; molti sacerdoti, e recentemente persino il vescovo caldeo di Mossul, Monsignor Paulos Faraj Rahho, sono stati assassinati. La comunità cristiana, che prima della guerra era costituita da oltre un milione di persone, è ridotta a meno della metà.
Queste minoranze religiose non sono delle intruse né nel Vicino né nel Medio Oriente.
La maggior parte di loro è presente in quei luoghi da 2000 anni. Sono a casa propria, eppure viene loro contestato il diritto di rimanerci.
Cristiani, musulmani, ebrei o agnostici, non possiamo restare insensibili alle sofferenze di intere popolazioni perseguitate per le loro credenze religiose.
Non possiamo più accettare l’idea di un’uniformizzazione forzata della regione culla di alcune tra le più grandi religioni dell’umanità. E nemmeno possiamo osservare senza preoccupazione il fossato che si sta creando tra un Occidente in cui il pluralismo religioso è un fatto acquisito e un Oriente dove puntualmente vengono violati i più basilari diritti umani.
Per questo chiediamo al Governo di sensibilizzare attraverso il Ministero degli Esteri le ambasciate estere dei paesi interessati da questi fenomeni drammatici, al fine di una maggiore collaborazione volta alla cessazione di questi stermini di carattere religioso.
Solo il rispetto della libertà di religione e dei diritti umani, possono essere la premessa fondamentale per l’affermazione dei valori della pace e della civile convivenza tra i popoli.

ECCO IL PERCHE' DELLA NOSTRA MOBILITAZIONE

Vogliamo creare una vera mobilitazione nazionale e fare in modo che dagli 8100 comuni d’Italia, passando per le regioni e le province, si possa approvare la stessa identica mozione per sensibilizzare le ambasciate estere dei paesi interessati a far cessare ogni violenza nei confronti delle minoranze religiose.

Solo il rispetto della libertà di religione e dei diritti umani, possono essere la premessa fondamentale per l’affermazione dei valori della pace e della civile convivenza tra i popoli.

COSA SI PUO' FARE CONCRETAMENTE

Ogni rappresentante politico può scaricare il fac simile della mozione su questo sito da presentare nel proprio ente locale.

Ogni cittadino italiano, può chiedere al suo consigliere comunale di riferimento di presentare e discutere questa mozione in un consiglio aperto che veda anche il contributo di esperti del settore e la partecipazione attiva di tutta la cittadinanza.

Inoltre sempre su questo sito si può scaricare e diffondere la raccolta firme. I moduli andranno poi inviati alla Direzione Nazionale, seguendo le indicazioni scritte sopra.

Per qualsiasi informazione o adesione puoi recarti in:
Piazza Indipendenza 23 - Zagarolo (Rm).

martedì 21 settembre 2010

Manifestazione a sostegno di Sarkozy

Oggi pomeriggio parteciperemo all'iniziativa di 'Riva destra' per esprimere solidarietà al presidente Sarkozy dopo gli attacchi da tutta Europa sulle politiche per l'immigrazione. Abbiamo il dovere di difendere un grande patrimonio di valori occidentali, quali il rispetto per la dignità della donna e la sua centralità nella vita della società e della famiglia. Per questo sosteniamo che nessuno al mondo possa meritare diannullare la sua personalità dietro ad un burqa e siamo pronti anche a scendere in piazza per affermare ciò. Domani a Piazza Farnese saremo in molti ad affermare che i valori della nostra cultura e della nostra tradizione non sono in vendita e non si possono mettere in discussione, perché nessuno di noi ha voglia di guardare indietro!". Con queste parole Antonio Mazzocchi, deputato del Popolo della Libertà e presidente dei Cristiano Riformisti, ha annunciato in una nota l'adesione alla manifestazione di domani a sostegno di Sarkozy.

venerdì 23 luglio 2010

Al Presidente dei Cristiano Riformisti il compito di curare i rapporti con il mondo cattolico.


Rilanciare il Pdl a livello locale, sfruttando a tale fine il mese di agosto durante il quale tutti devono essere pronti a dare una mano rinunciando alle vacanze e rimanendo a Roma - per definire un piano che verra' presentato ufficialmente all'inizio di settembre.
Dimostrare compattezza sul voto di fiducia che la Camera dovra' esprimere entro il 29 luglio per il via libera definitivo alla manovra finanziaria. Chiudere entro agosto, senza alcun rinvio, la partita sulle intercettazioni a Montecitorio, approvando un testo che continua a destare delusione, dopo le modifiche in commisione Bilancio - un'insoddisfazione lenita pero' dalla consapevolezza della necessita' di archiviare una pratica complicata, nonche' dalla volonta' di salvaguardare i rapporti col Quirinale.
Ribadire, infine, la solidita' dei gradimenti di cui dispongono il premier (forte di un consenso del 62 per cento), l'intero governo e il Pdl (quotato al 36-37 per cento), sulla scorta di quanto attestano recentissimi sondaggi. Sono le linee-guida esposte ieri sera dal premier Silvio Berlusconi a Roma durante una cena di fedelissimi del Pdl organizzata da Antonio Mazzocchi, questore della Camera e presidente dei Cristiano Riformisti.
Alla cena hanno partecipato tra gli altri il capogruppo Fabrizio Cicchitto, il vicepresidente della Camera Antonio Leone e i deputati Amedeo Laboccetta, Antonio Angelucci, Gaetano Pecorella, Gennaro Malgieri, Antonio Pepe, Giancarlo Pittelli, Melania De Nichilo Rizzoli, Roberto Speciale, Santo Versace, Fiamma Nierenstein, Giancarlo Mazzuca, Settimo Nizzi, Roberto Antonione.
La riunione "e' andata molto bene", anche per la parte dedicata all'organizzazione locale del Pdl, assicura chi vi ha partecipato. Secondo il nuovo schema abbozzato dal Cavaliere, il partito dovra' assumere sul territorio forme che piu' da vicino interessano i cittadini-elettori. A Mazzocchi, in quanto presidente dei Cristiano Riformisti, sarebbe affidato il compito di curare, nell'ambito del nuovo progetto, i rapporti col mondo cattolico a livello locale.
Roma, 22 LUGLIO 2010 (Il Velino)

martedì 18 maggio 2010

mercoledì 28 aprile 2010

Difendiamo la vita


Interrogazione a risposta scritta

Al ministro della Salute

Per sapere, premesso che:

- in data 27 aprile 2010 alcuni giornali ed agenzie di stampa hanno riportato il caso sconcertante di un aborto terapeutico conclusosi con la sopravvivenza del feto abortito ma abbandonato a se stesso sul tavolo di metallo della sala operatoria dove era avvenuto l’operazione della donna;
- l’aborto terapeutico è stato praticato su una donna alla 22esima settimana di gestazione, poco più di cinque mesi di gravidanza, a causa di un malformazione del feto;
- stando alle notizie riportate dai media e dai testimoni, il cappellano dell’ospedale di Rossano nella giornata di sabato 24 aprile 2010 essendosi recato in prossimità dei locali dove era avvenuto l’intervento chirurgico per pregare accanto al piccolo cadavere del feto, abortito quattro ore prima, si sarebbe reso conto dopo qualche minuto che sotto le garze che lo ricoprivano, il piccolo corpo si muoveva e respirava ancora nella completa e totale noncuranza del personale medico;
- il sacerdote avrebbe lanciato l’allarme ed il piccolo sopravvissuto sarebbe stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Cosenza, dove è presenta un reparto per i neonati prematuri. Presso la struttura sanitaria i medici si sono attivati con tutti i mezzi possibili al fine di tenere in vita il neonato, ma il grave quadro clinico dovuto alle malformazioni nonché alle poche settimane di gestazione lo hanno condotto alla morte dopo 48 ore dall’intervento chirurgico abortivo operato sulla madre;
- ai sensi dell’art.7 della Legge n. 194 del 1978 contenente Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza qualora sussista la possibilità di vita autonoma del feto, il medico che esegue l'intervento è chiamato ad adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto;
- stando alle dichiarazioni di medici e neonatologi, un feto – espiantato dall’utero materno a seguito di intervento abortivo - sebbene presenti un quadro clinico complesso può sopravvivere anche diverse ore a seguito dell’intervento ed in molti di questi casi il personale sanitario si troverebbe in grave difficoltà operativa, in considerazione del fatto che la normativa – che risulta essere pertanto poco chiara e completa in merito ala questione sollevata - non impone il monitoraggio della condizione del feto espiantato, se sopravviva o meno al trauma dell’intervento;
- la fattispecie in esame lascia emergere anche un ulteriore controsenso poiché evidenzierebbe una posizione complessa del medico che - abilitato all’esecuzione dell’aborto quindi alla morte del feto stesso – dovrebbe essere tenuto a salvaguardarne la vita qualora questo sopravviva all’intervento, senza però averne l’obbligo di monitoraggio delle condizioni post-traumatiche;
- la vicenda di Rossano squarcia un velo su un dramma silenzioso a cui mai è stata data attenzione e che rischia di essere etichettato come caso raro nell’ambito del panorama sanitario italiano:
se si ritiene opportuno avviare un percorso di analisi della situazione di gap normativo evidenziata in premessa, e se si intende intervenire sulla normativa di riferimento al fine di meglio definire le procedure di intervento e di monitoraggio medico nonché le responsabilità dei medici chiamati ad operare un aborto terapeutico, segnatamente nei casi in cui l’aborto sia praticato dopo i primi 90 giorni di gravidanza, quando le possibilità di vita autonoma del feto espiantato sono più elevate.

Roma, 27 aprile 2010

On. Di Biagio Aldo
On. Mazzocchi Antonio